Mistica della forma,
veduta della mostra.
České Muzeum Výtvarných Umění, Praha 2009.
“L’istallazione di Marco Bagnoli nei sotterranei romanici del Museo Ceco potrebbe essere interpretata come l’incontro delle tracce parallele di memorie che in un certo istante si riconoscono e si incrociano anche se prima si ignoravano.
[…] Marco Bagnoli, cercando di scoprire Praga, ha casualmente visto un frammento della sua sembianza antica, rispecchiata, distorta e divisa dal disegno geometrico delle finestre della compatta facciata di vetro di un edificio moderno di cui una era socchiusa. Riconoscendo in questa immagine parte della propria memoria, ha contemporaneamente ricordato un verso del grande poeta di origine praghese Rainer Maria Rilke: “Spesso stupito ti contemplavo a una finestra cominciata ieri”.
Quella finestra diventa un passaggio attraverso il quale è possibile inoltrarsi nello spazio multiforme di una consapevolezza al di fuori del tempo reale.
È questa la dimensione che Bagnoli ha voluto ricreare iniziando a elaborare la sua installazione nello spazio dei sotterranei romanici del Museo Ceco di Belle Arti di Praga.
Così è nata l’idea di un giardino sotterraneo essenziale. Una scultura e le radici dorate di un albero, che da solo può essere un simbolo, il modello di un universo che si espande, che si nutre di energie da una parte e che le dona dall’altra.
Bagnoli ha scritto dei versi al riguardo:
Il giardino è il giardino. / Il giardino non è il giardino. / Il giardino è ovunque. / Il giardino non c’è. / Nel giardino ci sono le pietre. / Nel giardino le pietre cantano. / Due giardini non sono un giardino. / Due giardini sono sempre il giardino.
Sorprende la forma della scultura, alla quale Bagnoli lavorava già da tempo prima di incontrare a Praga un simulacro simile, che manifesta una condivisione quasi magica dei ricordi più reconditi del luogo.
Due lastre di cristallo di Boemia impregnate di rosso cinabro ricordano la finestra come un simbolo e sono collegate alla scultura. Una è inserita nella statua e ne fa parte, sull’altra ne è proiettata l’ombra. Si presentano quindi due modi di percepire: visione e visibilità.
Ogni elemento dell’installazione è ambivalente e quindi offre la possibilità di almeno una duplice lettura: una è indirizzata all’interpretazione di quanto è osservato, l’altra invita all’acquisizione di apprendimento del non raziocinante, invoglia all’introspezione.”
Miroslava Hájek, Mistica della forma, in: cat. Marco Bagnoli. Mystika tvaru / Mistica della forma, 2009, pp. 23-24.