Marco Bagnoli, Altare

Altare, 1994,

mattoni di terracotta, lastre in pietra serena, struttura interna in ferro, luce interna,
cm 106 x 106 x 106.

Genesis, Basilica di San Miniato al Monte, Firenze 1994.

I padri Benedettini della Basilica di San Miniato al Monte di Firenze commissionano a Marco Bagnoli l’arredo liturgico per la cripta del beato Bernardo Tolomei. L’altare è parte di questo arredo.

L’opera è stata costruita in forma cubica di lato 108 cm. usando 360 mattoni nuovi di un rosso vivo, essiccati e cotti dopo essere stati impastati nella terra fine di [Matassino]. Nella loro positura è stato ripetuto lo schema di una catasta di legna: due ceppi sovrapposti ad altri due in direzione contraria. Ogni blocco è diviso dall’altro, e in tal modo sorretto da lastre di pietra serena in modo da mostrare all’esterno un disegno che induce nella vista una simmetria ruotante. Vi è, su ogni faccia del cubo ed al suo centro, una fenditura quadrata, e i cinque vuoti visibili più quello invisibile che poggia al suolo, riuniti al centro, formano una croce tridimensionale che si rovescia verso l’esterno in aperture volte alle sei direzioni dello spazio quando lo si consideri ad avvolgere il corpo e non come organizzazione esterna di una vista tridimensionale: sotto, sopra, avanti, dietro, destra, sinistra. Il corpo dell’altare porta in tal modo dentro di sé le coordinate che sono la possibilità della propria figura, un duro trattenersi che implica, partendo dalla terra, un’espansione e una ascesa spirituale.
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Il rituale della costruzione dell’altare a ricordo di una teofania è ben stabilito nella Genesi: “Allora Abramo costruì un altare al Signore che gli era apparso” (Genesi, 12, 7); e Giacobbe, dopo la visione della scala che riuniva terra e cielo, “svegliatosi al mattino, prese la pietra che gli era servita da giaciglio ed eresse una stele [sulla] cui sommità versò olio” (Genesi, 28, 14) dicendo del luogo della visione “questa è la porta del Cielo.”
Da questo punto di vista l’altare è la pietra di confine che ha sempre avuto nel pantheon dei popoli antichi un dio che la presiedesse. Questo dio della soglia, dalle due facce rivolte in direzioni opposte, rappresentava il tempo nelle modalità del passato e del futuro, o i due battenti di una porta sul presente, la porta stretta, una via d’uscita sull’«ora». In definitiva possiamo affermare che il senso dell’«ora», o il convergere dei due sensi del tempo in un punto, è questo raccogliersi in sé di un corpo rispetto alle situazioni del divenire, che diviene il tramite di una intensione spirituale, o di una continua resurrezione. L’«ora» è dunque la dimensione del corpo, il luogo sospeso in cui consiste.
L’altare può essere considerato allo stesso modo, aggiungendo, alle due temporali, le sei direzioni spaziali – “fece un altare per bruciare l’incenso, di legno di acacia: aveva un cubito di lunghezza e uno di larghezza, era cioè quadrato, ed era alto due cubiti” (Esodo, 37, 29). Il tempo dell’altare, chiuso da uno spazio che lo preme da ogni parte, fa corpo a sé: è il tempo nella sua contemplazione e rappresenta una energia assoluta. La sua elevazione ha un unico senso, quello verticale della fiamma.
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La costruzione dell’altare ripete il momento della creazione dell’Uomo. Infatti come questo è costruito di terra (adamah): “Mi farai un altare di terra… e se lo farai di pietra che non sia di pietra tagliata, poiché se alzi la spada tu lo profani.” (Es. 20, 24-25).
Fulvio Salvadori, Altare ora in: Fulvio Salvadori, Scritti per Marco Bagnoli (1985-2004). Con un’antologia di brani tratti da testi di Marco Bagnoli, 2005, pp. 70 e 72-73.

Altare è la prima opera installata il 7 aprile del 2016 all’Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino.