Metrica e Mantrica
Villa Medicea La Ferdinanda, Artimino 1981,
negativo fotografico.
Nella mostra personale L’uomo spera che il suo nome sia ricordato grazie alla Pietra presso la Galleria Lucrezia De Domizio a Pescara, l’artista propone Conversazione plastica, che consiste nel mettere in relazione una scultura di pietra serena e una di legno, rapporto che diviene prototipo di Metrica e Mantrica. Di fatto si sviluppano a partire da questa relazione sessantaquattro sculture, tutte diverse, ciascuna alta 150 cm. I profili di ciascuna scultura riprendono un disegno che ne raccoglieva sedici, e che darà origine nel 1983 a una serie dal titolo Sedici linee trattate. Le sessantaquattro sculture differenti vengono disposte per la prima volta in una stanza della Villa di Artimino, nei cui spazi aveva precedentemente avuto luogo Golem, Dolmen, Gödel. Questa prima istallazione non era aperta al pubblico. Quindi con il titolo di Metrica e Mantrica, sarà presentata la prima volta nella Cappella Pazzi a Firenze nel 1984.
“Il disegno ‘continuum’ delle 16 linee da cui traggono origine le statue in legno sembra rinverdire con nuova coscienza e diverse soluzioni la proposizione spazio-temporale e dinamico-plastica boccioniana di ‘forme uniche della continuità dello spazio’. Ma l’euforia del futurista per la mitica dimensione del movimento nella qualità della velocità e nella valenza dell’istante-durata, assume per Bagnoli differenti connotati dopo la critica della possibilità di misurazione di velocità e posizione dell’atomo e la confutazione dell’osservatore, come regolo rigido. L’analisi del movimento da Muybridge a Marey, la scoperta di Medardo Rosso nella trattazione spaziale della materia in cui considera la dimensione Tempo l’estetica bergsoniana del valore psicologico nella elaborazione della materia, le versioni di Boccioni e la stessa spazialità di Fontana sembrano costituire i referenti ideali con cui Bagnoli dialoga nella riconfigurazione del problema del movimento nella elaborazione plastica. Per Bagnoli l’esperimento sembra porsi nei termini di visualizzazione del movimento di un osservatore intorno ad un oggetto che – in ultima analisi – è la vista di se stesso in movimento. “Il movimento di un osservatore intorno ad un oggetto è scomposto in angolazioni (punti di vista) e reso secondo di esse. Ma se l’oggetto intorno a cui si muove è proprio l’immagine del suo movimento, l’osservatore sarà reso libero di compiere, o di non compiere, in definiti percorsi in un tempo immaginario cambiato in spazio” (Bagnoli).
Con le sedici linee trattate iniziano a proliferare modelli immobili di quel movimento.”
Bruno Corà, Marco Bagnoli: L’esperimento della verità nell’opera, in: cat. Marco Bagnoli, Lyon, p. 14.
Metrica e Mantrica, 1981, è esposta in Apertura Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino, dal 5 maggio 2017.