Si tratta di una testimonianza in forma di libro dell’intervento, che ha per titolo complessivo Janua Coeli, di Marco Bagnoli in occasione delle celebrazioni del Millenario, 1018-2018, dell’Abbazia di San Miniato al Monte a Firenze, commissionatogli dall’Abate Bernardo a nome della comunità monastica che vi risiede.
I rapporti fra l’artista e San Miniato risalgono al 1992 quando vi installò per la prima volta un proprio lavoro in occasione del solstizio d’inverno: seguirono altri interventi nel 1994 e quindi nel 2012.
Questo del 2018-2019 è stato il più esteso e impegnativo. Si è trattato di un’ampia installazione che ha trafitto trasversalmente la basilica a partire dall’esterno con una opera, Ascolta il flauto di canna, collocata nell’annesso Cimitero delle Porte Sante, per finire con un’altra, Sonovasoro, posta contro l’impannata in antico alabastro di una finestra che si apre dietro l’altare della cripta, e che ha contato altre quattro opere, di cui un Fonte battesimale in alabastro tratto da un modello che era stato creato per l’arredo liturgico della cripta dedicata al fondatore dell’Ordine degli Olivetani commissionatogli e eseguito nel 1994. All’installazione si sono aggiunte nel tempo due azioni complesse che potrebbero essere sommariamente definite come cerimonie/rituali del fuoco, e a cui hanno partecipato tanto l’artista che la comunità monastica di San Miniato guidata dell’Abate Bernardo: una il 27 aprile del 2018, inizio delle celebrazioni del Millenario, a cui si era agganciata amplificandola la performance musicale, Haec est porta coeli, di Luca Di Volo e Eleonora Tassinari; l’altra per il Lunedì dell’Angelo il 22 aprile dell’anno successivo. Di quest’ultima è inserito nel libro il dvd documentario realizzato da Ela Bialkowska.
La pubblicazione, illustrata da fotografie a colori e b/n, contiene disegni e testi di Marco Bagnoli, un’analisi storico-critica di Pier Luigi Tazzi, specificatamente sull’opera Janua Coeli, realizzata per questa occasione e in tutta la sua complessità, una nota esplicativa di Giuseppe Scali, che ha composto la musica in forma di canto gregoriano eseguita dai monaci dell’Abbazia nel corso della cerimonia/rituale che ha avuto luogo per il Lunedì dell’Angelo del 2019, e testimonianze/commenti dell’Abate Bernardo e della storica dell’arte Cristina Acidini.
