Settantadue nomi (Italian Garden), 2020-2022,

72 vasi: terracotta di galestro smaltata blu cobalto, verde ramina e rame a terzo fuoco, dimensioni variabili; 72 parabole: terracotta di galestro, rame a terzo fuoco, dimensioni variabili; vetro; impianto sonoro e luci. Ingombro totale 1,5 x 20 ⌀ m.

Villa Medicea dell’Ambrogiana, Montelupo Fiorentino, Firenze, 2022.

L’idea dell’opera sorge nell’immaginario dell’artista già nel 2010 dopo un viaggio in Iran e passa attraverso vari gradi di trasformazione. Pur cambiando nell’aspetto e nelle forme, la composizione fonda sempre su uno schema a quinconce, ovvero su gruppi di cinque unità, in cui quattro sono costituite dai vertici di un quadrato e la quinta dal suo centro: una disposizione dall’armonia assoluta, che Bagnoli utilizza spesso e che nell’opera per la Villa della Ambrogiana dà vita ad un giardino originario. È una rappresentazione simbolica della terra nel momento della sua creazione, una sospensione in un luogo in cui le cose ancora non emanano alcuna ombra e ci sono restituite in tutta la loro purezza.

L’opera – vincitrice del bando Italian Council (IX edizione, 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (MIC) – è costituita da 72 vasi in ceramica smaltata blu, verde e rame a terzo fuoco, e uno solo è invece smaltato di rosso. Il vaso di origine era asimmetrico, e dalla rotazione dei suoi profili si sono generati gli attuali altri 72 vasi, che poggiano sul terreno secondo lo schema a quinconce. Settantadue nomi (Italian Garden) ha una componente sonora fondamentale, generata dai vasi stessi. Vi si intona una poesia del mistico persiano Rumi, in forma di un dialogo a più voci: Ed io chiesi: “Che cosa fare del mio cuore?”. Lui disse: “Dimmi che cosa contiene”. Ed io risposi: “Dolore ed amarezza”. Lui mi disse: “Tienilo così com’è. La ferita è il punto da dove la Luce entrerà in te”.

[…] Questo canto, scomposto e ricomposto in un apposito mixaggio, è eseguito dalle voci – i settantadue nomi degli artigiani – tutti provenienti da manifatture locali, che hanno prodotto i vasi e da quanti hanno collaborato a vario titolo alla costruzione dell’opera. Diffuso da apparati sonori distribuiti all’interno di parte dei vasi, il canto li trasformerà in sonovasori. L’opera di Bagnoli, che lavora da molti anni con la ceramica […] è destinata alle collezioni del Museo della Ceramica, istituzione culturale che, affiancata dalla Fondazione Museo Montelupo, produce da anni residenze di artista e promuove l’utilizzo del materiale ceramico nella produzione di opere d’arte contemporanea.
Pier Luigi Tazzi, Un giardino originario, in: cat. 72 nomi – italian garden / opera di Marco Bagnoli e artigiani, 2022.