Marco Bagnoli, L'anello mancante alla catena che non c'è, 1989

L’anello mancante alla catena che non c’è, 1989,

ferro, legno, rame, mercurio,
cm 480 x 380⌀.

Sala Ottagonale della Fortezza da Basso, Firenze 1989.

Per l’occasione Marco Bagnoli scrive una poesia che porta lo stesso titolo dell’opera:
Lungo la filza che trapassa la collana
Il tuo oggetto è il cuore (renditene conto).

Parti da un punto e estenditi verso l’alto.
Apriti come si apre la raggiera
Che nasce dall’incrocio dei quadrati.

Incontra il massimo dell’espansione e la più grande
E oltre la strana ruota anulare che sostieni
Contraiti e per contrazione radiante unisciti in un punto
Sul becco dell’imbuto.

Ora passa sull’asse invisibile
E rifletti l’intera visibilità
Escluso il punto da cui sei partito
Che, apparso, ti resti celato
Autoriflesso nella concavità.

Bangkok-Firenze, 1989
Ora in: Fulvio Salvadori, Scritti per Marco Bagnoli (1985-2004), 2005, p. 134.

“Prima della realizzazione della Mongolfiera il suo disegno era stato esposto nel 1982 in […] L’uomo spera che il suo nome sarà ricordato grazie alla pietra… Lo stesso disegno sarà poi presente all’Ouverture del Castello di Rivoli nel [dicembre 1984]. La mongolfiera che si era innalzata ed era scomparsa al di là dell’atmosfera il 7 settembre 1984 nella brughiera di Laren in Olanda, si posa di nuovo dopo il volo metafisico, spogliata della veste rossa che la ricopriva e ridotta alla sua struttura essenziale, all’interno della Sala Ottagonale contenuta nel Maschio della Fortezza da Basso di Firenze, a lato di uno stagno ottagonale di mercurio contenuto nella cavità al centro della stanza. Essa è decentrata perciò dalla verticale con la volta a cupola che riproduce all’interno la cupola del Brunelleschi che sovrasta Firenze. La nuova mongolfiera è composta da sedici raggi che corrispondono alle sedici linee canoniche, ma questa volta sagomate secondo una curva logaritmica generata dalla successione dei rettangoli armonici. Esse ritornano su se stesse per riunirsi in una punta rivolta verso il basso.”
[Fulvio Salvadori] Opere scelte 1975-2006, in: cat. Marco Bagnoli, 2007, p. 87.

Ora tutto è sottoposto alla gravità della terra, perché il cono della vista sprizza a fontana in sedici raggi in ferro ancorati sul pavimento a un piedistallo quadrato dello stesso metallo ctonio. I raggi non procedono diritti, ma s’incurvano innalzandosi costretti in un cerchio orizzontale. Questo è il luogo del rovesciamento in cui la vista è attratta dalla visione che l’ha generata. La curvatura dei raggi che proseguono uscendo da un secondo cerchio sovrapposto al primo, si accentua e s’inarca per terminare in una punta in legno lavorata al tornio, e rivolta verso una ciotola di rame lucidata a specchio che, rovesciata, poggia in basso sui raggi in uscita […]
L’osservatore che specchiandosi nella Fonte sostituisca il proprio volto all’apice della cupola, facendo un passo indietro, potrà vedere riflessa la punta della Fontana. Si chiude in tal modo il cortocircuito tra vista e visione che ci dice ancora della fondamentale dualità in intensità ed estensione, e come in definitiva la visione dipenda dal tempo della vista che genera.”
Fulvio Salvadori, Scritti per Marco Bagnoli (1985-2004), 2005, pp. 35-36.
Chi poi si sporgesse sullo specchio per vedere almeno il riflesso della cupola non vedrebbe mai altro che l’immagine del proprio tentativo frustrato. E ha ragione Borges, dunque, quando afferma che ‘gli specchi e la cupola sono abominevoli, poiché moltiplicano il numero degli uomini’. *”
Giovan Battista Salerno, Gli specchi e la cupola sono abominevoli in: SPAZIO X TEMPO / 1
giugno 1989 – © Copyright by Marco Bagnoli / ED. SALA OTTAGONALE – FIRENZE
“ * Borges allude al fatto che ogni uomo incarna una versione di un universo che è illusorio ma, ovviamente, dice ‘copula’ e non ‘cupola’; si tratta di un errore di stampa che persiste fino a oggi a pagina 623 delle sette edizioni delle sue opere complete presso i Meridiani Mondadori.

L’anello mancante alla catena che non c’è, tuttavia senza lo specchio ottagonale di mercurio, è esposto in Apertura Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino, dal 5 maggio 2017.